L'azienda è nota per "appartenere" storicamente al territorio valtellinese, quindi produttrice di vini austeri a base di Nebbiolo "di montagna" (Chiavennasca). Nel corso degli anni Triacca ha acquistato anche una tenuta in Toscana, dove nasce questo Chianti Classico dal nome quanto meno discutibile (nel vero senso della parola: se ne può discutere). "Stento", secondo Treccani, può essere: "pena, sofferenza, difficoltà del vivere", oppure "sofferenza in genere, anche per rabbia o gelosia" e anche "difficoltà nel fare qualcosa o nel raggiungere un esito". Sicuramente l'azienda non intendeva promulgare questi significati: l'etimo di questa parola dovrebbe essere ricercato ragionevolmente e "regionalmente" nel dialetto toscano, ove "stento" è piuttosto una "difficoltà" in senso di "salita", di "erta collinosa". Infatti il riferimento per "Bello Stento", il nome del vino in analisi, è quello di una zona determinata dove sono posizionate le vigne di Sangiovese, Merlot e Colorino che servono a produrre questo vino. Tutto questo non toglie che il significato che la maggior parte dei potenziali consumatori italiani potrebbe attribuire a "stento" non è positiva (per gli stranieri vale più la difficoltà a pronunciare le parole che l'analisi del loro significato intrinseco). Per tutto il resto (equilibri grafici e cromatici in etichetta) non c'è male: il design propone un tipico panorama del Chianti con scelte di impaginazione e di lettering, al tempo stesso classiche, eleganti e abbastanza originali. Insomma, rimandati a settembre! (per la prossima vendemmia, s'intente!)