A giudicare dal nome e all'istante, questo vino potrebbe essere originario del Sud Tirolo. Infatti la conformazione semantica sa tanto di tedesco o di quei dialetti ricavati da asburgici lemmi. La "umlaut" sopra la "o" non lascia dubbi. E anche quella "z" affilata che conduce la seconda parte di questo nome composito. E invece... stiamo parlando di un Nebbiolo, uno di quelli "minori" ma non per questo meno buoni, dell'Alto Piemonte (dell'altro Piemonte, si potrebbe dire). Il produttore, Francesco Brigatti, è di Suno, provincia di Novara. MötZiflon, come ci riferisce il sito web, "è il vino più rappresentativo dell'azienda" e proseguendo nella sua razionalizzazione apprendiamo che "nel dialetto del comune di Suno "Möt" significa collina e "Ziflon", zufolo, il canto degli uccelli". Già questo è un bel racconto, poesia che trasforma la musicalità della campagna, le voci della natura, in gusto da assaporare, in vino da gustare. Ma passiamo alle note dolenti. Si tratta di un nome praticamente impronunciabile, certo molto originale, tanto che la sua storia, debitamente raccontata, può incidere nella memoria, ma a costo, appunto, di una precisa definizione. I nomi dialettali (questo è davvero astruso) sono molto caratterizzanti e trasferiscono storie e tradizioni della cultura "locale", ma quando presentano limiti di comprensione e struttura fonetica, possono avere effetti non sempre positivi sulla comunicazione e la notorietà di marca.