Ci sono due elementi di spicco in questa etichetta: l'ampia grafica paesaggistica, di sicuro impatto, evocativa, poetica, insolita, attenzionale. E il nome, Honig (chissà perché in tedesco) che con quell'ape al centro della "H" richiama fortemente e senza dubbi il miele. D'accordo, il sauvignon in questione avrà certamente un forte afrore di miele (invece della solita pipì di gatto?), ma stiamo parlando (e vendendo) vino, non il nettare delle api. Mercato americano, forse questa la spiegazione: dove il gusto, i sapori, i richiami alle sensazioni forti sulle papille gustative, sono una mania collettiva. Se gli americani non sentono chiaramente un sapore sono delusi in partenza. E allora perché non farglielo sentire subito con la mente? Il condizionamento forzato non sposerà mai la fine sensibilità e viceversa.