Questo packaging, che veste una bottiglia di Shiraz in arrivo dalle terre australiane, non è nulla di speciale: non lo è l'illustrazione in evidenza, senza stile o estro particolari, non lo sono i caratteri di scrittura (troppi e troppo diversi tra loro), non lo sono il design, la grafica e l'impaginazione in generale (salvo quella paperella volante che decora il collo della bottiglia). Possiamo e dobbiamo cercare le sue peculiarità nel nome e nella storia che vuole raccontare. Una storia di donne cacciatrici (e qui sovviene probabilmente l'indicazione di consumo con uccellagione selvatica) "che sparano al loro pranzo", cioè che si procurano la materia prima da mettere in padella, in modo autonomo e un po' "maschio". Sicuramente questa "formula" comunicativa da etichetta "alternativa", incuriosisce un target sia maschile che femminile e in più, si integra allegramente nell'attualissima moda dello "storytelling" (niente di speciale anch'essa ma sorvoliamo per ora, come fa la papera fuggitiva).