Se ne vedono di tutti i colori per quanto riguarda la creazione di etichette "moderne" o presunte tali. Per i colori, appunto. Per le grafiche, che spesso privilegiano grandi lettere tipografiche. Se ne vedono di forme e di concetti svariati, variegati, svarionati. Ma alla fine è il gusto che è chiamato a dominare la scena. Il gusto, l'intelligenza, la creatività, l'estro, le idee. Ecco qui un esempio di "etichette moderne", che vogliono cioè uscire dagli schemi "classici", ma che lo fanno in modo squisitamente elegante. Caratterizzate da grandi lettere (di fatto sono evidenzioate delle lettere che rappresentano la sintesi dei nomi dei vitigni che compondono i vini: Ch per lo Chardonnay, Pn per il Pinot Noir, una strana Ö che sta per Öreghegy il nome del vigneto, in questo caso). Armonia nei colori, quelli sì che rimangono "sul classico": diciamo che sono adatti ai vini che rappresentano. Armonia delle forme e nell'impaginazione, e anche nei "pesi", cioè nel dimensionamento dei vari elementi che partecipano alla "costruzione" dell'etichetta. Belle carte, inchiostri speciali, ma tutto nei limiti (anche se non è corretto parlare di limiti nella creatività) di quel gusto, citato all'inizio di questo commento: un gusto che "fa la differenza". Nelle cose della vita, e anche nel naming e nel packaging per il vino.