Sciur, Nebbiolo Chiavennasca, Nino Negri.
Si tratta di un progetto ad ampio respiro. Che fa respirare aria nuova in Valtellina. E ce n'è bisogno. Un vino da vigneti storici (Fracia) che si prende l'impegno di salvaguardare ambiente, territorio, cultura, rispettando ad esempio, i famosi terrazzamenti con i muretti a secco, tipici della viticultura di montagna della Valtellina. Ma passiamo all'analisi del fattore packaging: il naming è particolare, "Sciùr" significa "Signor" in dialetto, ma si potrebbe anche leggere una intenzione di internazionalizzare il prodotto visto che "Sciùr" si pronuncia come "Sure" in inglese, che significa "Sicuro" o "Certo" o "Fidato" o "Positivo". Un'ottima forza semantica, breve, immediato, originale, regionale certo, ma anche con velleità esterofile per chi le vuole o le sa leggere. Il design è molto nero (forse un po' troppo), elegante, lineare... e nella linearità dei tratti proposti, risulta anche evidentemente "montagnino", mantenendo quindi, sia pure nella modernità, quel fattore territoriale che mai bisognerebbe perdere nel comunicare il vino.