I pregiudizi legati al colore viola sono antichi quasi quanto la coltivazione della vite. Quasi. Risalgono infatti al Medioevo e sono collegati a questioni religiose, abiti talari e quaresime. Nel mondo dello spettacolo il viola viene visto ancora come il fumo negli occhi (perché quando i sacerdoti in quaresima vestivano in viola, la chiesa vietava le rappresentazioni teatrali e quindi per gli attori era una sciagura). Di fatto, nel packaging alimentare il viola non viene molto utilizzato. Di più nella cosmetica, nei profumi, nei saponi. Letrari, premiata azienda spumantistica, ha deciso di "distinguere" la versione Dosaggio Zero del proprio Metodo Classico con una etichetta di stile classicheggiante e cromaticamente di un viola pronunciato (questo colore viene anche utilizzato nei paramenti per le esequie, per cui qualche "scaramantico" potrebbe manifestare avversione). Probabilmente sono solo retaggi del Bel Paese, all'estero, forse, non ci pensano nemmeno. In ogni caso sullo scaffale si fa notare: è davvero raro vedere bottiglie "vestite" con questo colore. Per quanto riguarda il nome, come risulta evidente, la scelta dell'azienda è di evidenziare il marchio stesso rinunciando a un nome di prodotto vero e proprio.